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Il postumanesimo descrive una nuova fase culturale nella quale l'uomo, reinterpretando se stesso alla luce delle più recenti opportunità offerte dallo sviluppo delle conoscenze, si pone in un ambito di confine tra gli indubbi benefici dati dal progresso scientifico e il rischio di mettere in discussione il proprio ruolo e la propria autopercezione, lasciando apparire, al contempo, significati che contribuiscono a delineare una nuova visione antropologica, decentrata e decostruita. La prossimità con i nuovi ambienti tecnologici spinge l'uomo verso nuovi sentieri ridisegnando la sua posizione all'interno di contesti i cui confini, sfumando, tendono sempre più all'eliminazione delle differenze. Concetti come "miglioramento", "ibridazione tecnologica" e "superamento" rappresentano le premesse teoretiche di quelle correnti di pensiero che individuano nel progresso scientifico il tentativo dell'uomo di oltrepassare i propri limiti naturali, tentando di raggiungere la vittoria finale sulle malattie, sulla vecchiaia e sulla morte. Al giorno d'oggi l'uso del termine "postumano" si è diffuso in diversi ambiti culturali, dalle arti alla filosofia, dalla cinematografia alla letteratura e nella divulgazione scientifica. Appare, però, ancora utilizzato in maniera non perfettamente univoca prestandosi, così, a generalizzazioni e fraintendimenti. L'approccio filosofico al postumanesimo e al suo emergere nella storia recente, si rende, quindi, essenziale al fine di attuare un'analisi critica della contemporaneità, osservandola da vicino e seguendone le "nervature del reale", senza peraltro decostruire o rinnegare alcunché.